Trascuratezza e mancanza di rapporto di condivisione….
Isolare un cane significa allontanarlo dai rapporti sociali e dagli stimoli mentali, fondamentali in ogni fase della sua vita.
L’isolamento sociale è, fra tutti i maltrattamenti che si possano somministrare ad un cane, il peggiore, e il più subdolo, perché difficilmente compreso da parte delle persone.
Partiamo dal presupposto che “il cane è un animale sociale”. Non significa semplicemente che al cane piaccia stare in compagnia o che semplicemente sia portato per le relazioni di gruppo; l’intelligenza sociale del cane è una intelligenza che coinvolge in maniera complessa e totalizzante la presenza del cane nel mondo, la sua emotività, la sua intraprendenza, le sue motivazioni ad agire, in poche parole, la sua voglia di vivere.
Il cane non pensa come soggetto “io”, il cane pensa il soggetto “noi”: si pensa in branco, e non concepisce di agire da solo. Questo perché la maggiore parte delle sue motivazioni, cioè i desideri intrinseci che lo portano a muoversi nel mondo con uno scopo (esplorare, perlustrare, cercare, rincorrere), sono socio-riferite, cioè trovano compimento non nel raggiungimento del target in modo diretto, ma nel raggiungimento del target tramite la concertazione con gli altri membri del gruppo. Vivere per agire con finalità comuni significa considerare le buone relazioni tra membri un risultato da raggiungere importante tanto quanto (e forse di più) del target stesso dell’azione: perlustrare una zona boschiva con un compagno umano coinvolto e coinvolgente è per il cane appagante già di per sé, in quanto azione concertata.
Del resto, la concertazione del cane è proprio quella caratteristica che ha reso la sua specie tanto ricercata e utilizzata dall’uomo nelle attività lavorative più disparate laddove occorresse un partner non-umano particolarmente collaborativo, docile e tollerante nei nostri confronti. Ciò che l’uomo scambia per fedeltà e assoggettamento da parte del cane è, in realtà, una totale immedesimazione nel gruppo che riguarda l’essere stesso del cane.
Dunque, è inconcepibile per il cane vivere da solo. Purtroppo, e paradossalmente, questo è invece il destino che molti proprietari gli riservano nel momento in cui decidono di fare entrare un cane in casa.
Trascorrere in solitudine la maggior parte della giornata, usufruire solo di brevi uscite dedicate giusto all’espletamento dei bisogni fisiologici, per poi rientrare in casa in tutta fretta perché il proprietario ha altro da fare, non giocare mai con il compagno umano, non fare attività insieme sono tutte forme di maltrattamento che negano al cane l’appagamento delle sue motivazioni più forti.
In quanto specie sociale, il cane agisce con il “pensiero implicito” che la sua sopravvivenza è affidata al gruppo, pertanto vivere al caldo, ben nutrito e a riposare su un giaciglio di cuscini è sì piacevole, ma non appagante per lui. E laddove non c’è appagamento, insorgeranno irritabilità, noia, stress, squilibrio psico-fisico, ansia, fissità e demotivazione. Isolamento sociale non è solo restare al chiuso da qualche parte da solo, ma anche vivere una dimensione pseudo-familiare in cui il cane sia costantemente ignorato e coinvolto solo nei momenti di strumentalizzazione da parte del proprietario, cioè quando quest’ultimo decide di umanizzarlo trattandolo come un bambino o un partner umano mancati o come un bel gadget da esibire in pubblico al pari dell’automobile o delle scarpe all’ultima moda, mortificandone totalmente l’alterità e le caratteristiche di specie.
Le conseguenze di questi maltrattamenti di tipo relazionale, cioè dovuti a ruoli sbagliati che le persone assegnano ai cani all’interno del gruppo uomo/cane, possono causare diversi problemi comportamentali, che vanno dagli autolesionismi alle manifestazioni di aggressività.
Tuttavia, facciamo attenzione, poiché, se è vero che l’isolamento sociale è per il cane la peggiore forma di maltrattamento, giacché gli si nega la partecipazione alla sua famiglia “mista”, è altresì vero che un cane di città esposto ad un ambiente lontano anni luce da quello che sarebbe il suo ambito naturale richiede delle competenze da parte dell’animale che devono essergli fornite fin dalla giovane età in maniera equilibrata e coerente. Per questo diventa necessario comprendere quanto sia importante rivolgersi a un educatore cinofilo professionista nella fase di crescita di un cucciolo e, ancora meglio, rivolgersi a tale figura ancora prima dell’adozione, quando si stia valutando l’eventualità di adottare un cane.
La consapevolezza che sia meglio prevenire, piuttosto che tentare di intervenire quando il problema è già insorto, tramite un progetto pedagogico applicato durante l’età evolutiva del cane è indispensabile anche per evitare situazioni di progressivo rifiuto da parte del proprietario nei casi di gestione scorretta. Giacché, se è vero che, fintanto che il cane rimane cucciolo, tutto gli viene concesso perché piccolo e carino, man mano che il cane cresce, perde le sue caratteristiche neoteniche e smette di fare tenerezza, allorquando non sia stato fatto un corretto percorso di crescita cane-proprietario, il cane verrà sempre più relegato in casa o comunque forzato alla solitudine man mano che il proprietario si accorgerà della impossibilità di gestire determinati comportamenti nelle situazioni sociali e in pubblico: vocalizzazioni, irritabilità al guinzaglio, manifestazioni di paura o timore verso stimoli e rumori esterni.
Purtroppo l’incapacità di gestione vien quasi sempre interpretata come una carenza individuale del cane e non come una carenza di preparazione da parte del proprietario, che si limiterà a confinare il cane da qualche parte, vivendolo sempre di meno e vivendo sempre meno la relazione con lui.
Per chi abita in città, vivere con il cane, e viversi insieme al proprio cane, significa chiedere al cane di accompagnare il partner umano in luoghi pubblici, quali bar, ristoranti, alberghi, stabilimenti balneari. Il cane dovrà essere dunque preparato a vivere situazioni sociali complesse senza subirne traumi e il proprietario dovrà essere in grado di gestire il proprio cane in qualunque situazione. Basta guardarsi intorno per rendersi conto quanto siano rare le relazioni rispettose del cane: i cani trascinati nei centri commerciali, rinchiusi in borsette o passeggini da esibizione o portati a vedere i fuochi d’artificio non vivono certamente appagamenti emozionali e motivazionali maggiori dei loro conspecifici lasciati in casa da soli tutto il giorno.
Giacché vivere con il cane non significa buttarlo in ambienti e situazioni a caso, senza criterio e senza buon senso. Inoltre, ogni situazione deve essere valutata singolarmente, dato che non tutti i cani, al di là della loro preparazione e della competenza del proprietario, amano stare in situazioni affollate, caotiche e lontane dalle loro aspettative comportamentali. È facile notare come il cane di famiglia non ci perda d’occhio per un istante, sia sempre interessato a tutto ciò che facciamo, sia attento e percepisca ogni nostro cambiamento d’umore o di ritmo nelle nostre abitudini e nei nostri gesti. Per questo, il cane si tranquillizza quando è al nostro fianco, quando viviamo il più possibile con lui. Non esiste giardino né giocattoli né bocconcini né coccole fini a sè stessi che possano colmare la mancanza della vita in comune. In più, i cani tenuti in situazioni di isolamento sociale, relegati in recinti, giardini e cortili, ancor più se in coppia o in piccoli branchi, possono con facilità manifestare comportamenti aggressivi, laddove si verifichi una circostanza (cancello aperto, recinzione rotta o altro) in cui questi cani dovessero ritrovarsi liberi in circostanze che non saprebbero gestire per i motivi visti sopra, cioè per la mancanza di una adeguata preparazione alle situazioni sociali. Molti episodi di morsicature sono attribuibili al disinteresse da parte del proprietario ad una adeguata educazione del proprio cane.
Educare un cane non significa tenerlo costantemente sotto controllo, come se fosse un’arma carica da tenere in sicurezza, bensì fornirgli quegli strumenti che consentano all’animale di vivere al meglio situazioni sociali che, se vissute con competenza, serenità e tranquillità, possono diventare un momento di condivisione uomo-cane piacevole per tutti.
(Fonte: Roberto Marchesini, Etologo)